Il dolore cronico produce nel tempo un impatto profondo nella personalità del paziente ed altera i rapporti con se stesso ed il proprio ambito familiare, amicale,lavorativo e sociale.
Queste modifiche in genere permangono anche dopo il completo sollievo dal dolore e sono dificili e lunghe da risolvere o attenuare.
Per tale motivo è stato dato grande risalto a queste problematiche.
Già nell’antichità, Aristotele aveva contestato il dualismo anima e corpo, sostenendo che il concetto di anima e quindi di vita, fosse imprescindibile dalle caratteristiche del corpo.
Il corpo è quindi da sempre considerato come lo sfondo di tutti gli eventi psichici dell’uomo.
Quando il corpo soffre e prova dolore, anche la mente quindi ne viene influenzata.
Questi aspetti psicologici associati alla malattia fisica, consistono nella comparsa di sintomi che sono dirette reazioni del paziente alle modificazioni che il dolore porta al proprio corpo.
La malattia fisica ci porta a relazionarci in modo diverso con il nostro corpo, che prende la connotazione di “malato”, “inaffidabile”, “un peso morto” che ci porta a stravolgere le nostre abitudini
lavorative e relazionali.
La percezione del proprio corpo può diventare quindi negativa, perché la malattia fisica spesso diventa invalidante, con la riduzione della propria autonomia e della cura di sé, con ripercussione sui
progetti di vita della persona che tende, sempre di più, a isolarsi dagli altri.
Non stupisce quindi che il dolore cronico sia fortemente correlato alla presenza di disturbi dell’umore, spesso dello
spettro depressivo ma anche a disturbi d’ansia ed ai disturbi dell’adattamento.
Ogni persona ha diritto ad un’esistenza senza sofferenze fisiche evitabili e quindi anche e soprattutto, ad uno spazio in cui elaborare la propria sofferenza psicologica, aiutandolo a
riconoscere determinate reazioni disadattive alla malattia organica stessa.
La consulenza psicologica fornisce quindi, non solo uno spazio in cui il paziente può confrontarsi con lo psicologo
riguardo i risultati dei questionari atti a valutare componenti ansiose e depressive legate alla malattia fisica , ma anche un momento in cui raccontare la propria storia e la storia del proprio
dolore e spesso per la prima volta dare voce ai propri vissuti di disagio e sofferenza psicologica (vissuti di rabbia, colpa, umiliazione, desolazione).
Il compito dello psicologo quindi, è quello di considerare l’individuo nella sua totalità “mente e corpo” non considerando solo la componente corporea del dolore, ma anche il vissuto, l’
atteggiamento, lo stato d’animo che accompagnano l’esperienza del dolore, mettendo soprattutto in risalto le risorse che ogni persona ha per fronteggiare la propria sofferenza.
Il dolore ha un impatto importante su tutta la vita del paziente e quindi anche sulle sue relazioni con gli altri e soprattutto con i familiari.
Compito quindi dello psicologo è quello di considerare il contesto in cui il paziente vive, offrendo un utile supporto anche ai familiari di persone affetto da dolore cronico, in modo da costruire
una sana rete di aiuto reciproco, in cui tutti possano ricevere sostegno ed ascolto della loro sofferenza.
Ci proponiamo quindi di dare un consapevole ed esperto sostegno psicologico a chi soffre di dolore cronico, aiutando il paziente a migliorare la propria qualità di vita, prendendo in considerazione
difficoltà inerenti alla sua attività lavorativa, alla sfera relazionale, alle attività sociali, alla cura di sé, a problemi legati all’alimentazione, al sonno e alla vita affettiva e sessuale, con
una attenzione particolare nel valutare e far fronte tempestivamente a sintomi depressivi e ansiosi che spesso vengono mascherati e sottostimati con una cura medica che tende a privilegiare solo il
linguaggio corporeo della sofferenza.