Monitoraggio del dolore
L'importanza del monitoraggio del dolore è ormai riconosciuta universalmente ed anche le normative e le leggi italiane lo richiedono (Legge 38/2010) e lo indicano come obbligatorio per i pazienti ricocerati in ospedale al pari della rilevazione degli altri parametri vitali.
L'importanza della rilevazione del dolore per il paziente con dolore cronico in terapia domiciliare ed ambulatoriale è altrettanto impostante soprattutto nella fase iniziale del trattamento.
Il dolore cronico prevede una terapia continuativa per lungo tempo ed è quindi necessario che il dosaggio degli analgesici sia il minimo necessario ad ottenere il sollievo pianificato dall'agologo o dal medico di base.
Se il dosaggio non è il minimo sufficiente il paziente potrà incorrere nel rischio di accumulo dei farmaci e di maggiori effetti collaterali senza alcun beneficio.
Per questo motivo è buona pratica la cosiddetta titolazione dell'analgesico ogni volta che si inizia o si modifica la terapia. La titolazione avviene con rigidi criteri di aumento nel tempo delle dosi somministrate sino a raggiungere il sollievo desiderato o la comparsa di effetti collaterali non sopportabili.
In regime di ricovero il monitoraggio del dolore effettuato giornalmente ( o megli più volte al giorno) è possibile poichè si ha a sotto oservazione il paziente durante le 24 ore. La titolazione dell'analgesico diventa quindi abbastanza semplice.
Tuttavia una volta titolato l'analgesico la monitorizzazione del dolore non perde la sua importanza poichè il dolore si modifica per molti fattori: la attività fisica ed intellettuale, le abitudini alimentari e voluttuarie, la abitudine (tachifilassi) al farmaco e tanti altri fattori che sono impossibili da descrivere esastivamente.
Molti pazienti inoltre mostrano picchi di dolore durante la giornata (questi picchi sono detti dolore incidente) per i quali è possibile instaurare una apposita terapia per attenuarne l'intensità.
Così come è rischioso per il paziente diabetico attuare una terapia senza monitorare la glicemia altrettanto rischisa è una terapia del dolore senza il monitoraggio continuo del dolore, registrare gli episodi di dolore incidente e questi valori metterli in relazione col dosaggio dei farmaci e gli effetti collaterali.
Per ottenere il massimo di sollievo con il minimo di effetti collaterali è un esercizio che non può essere risolto con episodici incotri medico-paziente.
E' vero che oggi abbiamo un'ampia scelta di famaci e metodiche analgesiche, ma è un luogo comune errato pensare che basta una pillola colorata per sopprimere il dolore come d'incanto; è invece necessario un assiduo scambio di informazio fra il paziente ed il curante pena la inefficacia della terapia.
Metodi di valutazione dell'intesità del dolore
Il dolore è un sintomo soggettivo e per questo valutabile solo dal paziente stesso, non esiste a tutt'oggi un metodo per quanto sofisticato con il quale monitorare oggettivamente la intensità del dolore. Tuttavia esistono metodi ampiamente validati per valutare l'intensità del dolore in termini efficaci per impostare e seguire la terapia.
Il metodo universalmente più utilizzato per valutare l'intesità nell'adulto è la scala VAS (visual analogic scale).
La sua implementazione più valida è un segmento lungo 10 cm di cui un capo corrisponde all'assenza di dolore e l'atro al massimo dolore immaginabile. L'intensità attuale del dolore viene segnata dal paziente come un punto fra il minimo ed il massimo e letta dall'algologo come misura da uno a 10 e registrata come tale.
Per i l'età infantile e per i pazienti non collaboranti si usano altre metodiche che coinvolgono l'osservazione dell'atteggiamento del corpo e del volto.
La migliore monitorizzazione per il dolore cronico è data dall'insieme della registrazione almeno gionaliera dell'intensità del dolore, del numeri degli eventuali picchi di dolore, del dosaggio dei famaci assunti e degli effetti collaterali manifestati.